l’orchestra come paradigma di un ecosistema

2017 – Musica e multiculturalità: Lezioni musicali di Giovanni Bietti

MUSICA E MULTICULTURALITA’:
Due cicli paralleli di Lezioni musicali di Giovanni Bietti

 

I due cicli sono basati sull’idea che la musica, per sua stessa natura, sia una delle prime e più importanti manifestazioni dei concetti di multiculturalità e di tolleranza. La musica, insomma, ha provato da molto tempo a dare una risposta a uno dei problemi più attuali e scottanti del mondo contemporaneo.

Non c’è dubbio che i musicisti possano essere considerati tra i primi “migranti” della storia occidentale: al seguito di cardinali e signori essi attraversavano l’Europa in ogni direzione, e avevano quindi l’occasione di entrare in contatto con le più diverse realtà artistiche, sviluppando fertili scambi di idee e di repertori: nel Quattrocento per esempio troviamo illustri musicisti francesi o fiamminghi al servizio delle corti di Firenze, Milano, Ferrara, Mantova o Roma; e sono numerose e ben documentate reciproche influenze tra le musiche di compositori inglesi, francesi, italiani, spagnoli o tedeschi. Possiamo dire senz’altro che gli stimoli derivanti dal confronto con una diversa cultura e una diversa tradizione musicale hanno sempre fornito nuove idee e nuova linfa vitale ai musicisti, e proprio attraverso questo scambio la storia della musica occidentale ha avuto la costante capacità di rigenerarsi, senza fossilizzarsi o cadere nell’accademismo.

All’inizio del XX secolo il lungo processo di “integrazione culturale” in musica si può dire compiuto: Claude Debussy trae ispirazione, per alcune sue importanti composizioni, dalle tecniche osservate e studiate nella musica dell’Estremo Oriente o dell’Andalusia, mentre l’ungherese Béla Bartók arriva perfino ad applicare un metodo scientifico, recandosi sul campo a raccogliere brani di musica popolare di diverse nazioni, e creando a partire da queste scoperte uno stile musicale nuovo e visionario, mosso dall’ideale dell’ “affratellamento dei popoli attraverso la musica”, come dirà lui stesso negli anni ’30.

Utopie? Può darsi, ma utopie fertili, e soprattutto tentativi di trovare attraverso la musica risposte a problemi che la politica e la società contemporanee si mostrano incapaci di risolvere: integrazione culturale, accettazione e valorizzazione delle differenze, disponibilità ad ascoltare le voci più disparate per costruire un mondo nuovo.

Il primo ciclo è incentrato sulla danza, ossia sul ritmo, la pulsazione e allo stesso tempo il rituale sociale; il secondo ciclo è invece incentrato sui musicisti, e prende quindi in esame alcune opere e alcuni momenti storici fondamentali.

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